Dany

Il mio babbo era un contadino. Di quelli che porti a vedere il mare e lui critica la potatura degli alberi lungomare.

Era un viticoltore, non un vignaiolo. Di quelli che mettono prima il vigneto che i propri figli, di quelli che conoscevano le pratiche antiche ed erano giunti a quelle moderne per poi ritornare indietro e di quelli che conoscevano il territorio e la storia di ogni vigneto nei dettagli più profondi.

Era un cacciatore dalla fine mira, di quelli che conoscono ogni canto d’uccello e amano il loro volo (difficile da credere eh, ma vi assicuro che era così).

Era un sarto della porchetta, di quelli che non ammettono concorrenti e tengono segreta la ricetta.

Era un oste, scontroso e simpatico a seconda dei giorni o anche nella stessa giornata, di quelli che sanno già all’ingresso in osteria se sei un rompimaroni oppure uno degno di stare lì. Senza mai giudicare. Porte aperte a tutti. Ma con preferenze. Intuite. Trasmesse.

Era un senzale onesto e il terzo lato di un triangolo sempre informato con tabaccaio, cartoleria e osteria. Niente si muoveva senza che il triangolo non ne fosse a conoscenza.

Era uno scaltro commerciante, di quelli che i conti li facevano a mente etti, chili, litri, ettolitri, quintali…scaltrissimo, non disonesto, ma di quelli che comunque la portavano sempre a casa.

Era un cantastorie che legava il mondo del dopoguerra a quello di oggi con una dovizia di dettagli incredibile. 

Era uno che chiamava mia mamma almeno 100 volte al giorno, tanto che una bimba che non aveva ancora il dono della parola uscì dall’osteria parlando e si narra dicesse Jole, Jole.

Era un marito di quelli che non hanno mai aiutato in casa e poteva sembrare un padre padrone, ma se qualcuno avesse anche solo un decimo dell’amore e la riconoscenza che il mio babbo aveva per mia mamma, si faccia avanti.

È stato un padre poco presente con noi figli piccoli, ma perché eravamo anche figli di zie, zii, nonni, nonne, vicini, amici di famiglia e se lo poteva permettere e ha compensato con noi da adulti. Ma la sua vita e i suoi progetti erano importanti: c’era un mondo da ricostruire, i figli stavano bene. Era uno di quelli che non ti portava in vacanza al mare o in montagna, ma sulle Cerretine, a Canfaito, lungo la Cesola, a Sant’Elia, San Michele, Follonica a comprare dai contadini conigli, piccioni, faraone, uova x la trattoria, mi faceva assaggiare il vino per un parere che avevo appena 5 anni. Ti apriva il suo mondo e oggi sí che erano belle vacanze, x le altre avevamo gli amici e le famiglie di amici.

Ieri il suo funerale, come pure questi mesi di malattia, è stato corale, sembrava l’addio di bocca di rosa alla stazione: la camera ardente in osteria con mia mamma che faceva il caffè al bancone ad ognuno che entrava. C’era il paese intero, tutti i suoi amici: dalla sua amica dottoressa ai vicini di casa di sempre, dai cacciatori ai suoi amici contadini, dai carabinieri ai sacerdoti suoi amici, dagli ubriaconi agli avvocati, medici, sportivi, amici di noi figli, dalle signore della trattoria che lo hanno sempre viziato ad altri ristoratori e clienti e ancora ancora.

Tutti mi hanno raccontato un pezzo di vita e tutti mi hanno detto ‘per me era uno di famiglia’.

Ecco l’oste, uno di famiglia. Tutto il resto è noia cit.

Il mio babbo era uno che da 64 anni manteneva una relazione telefonica con un suo amico dei tempi del militare: gli auguri di Natale, Pasqua e compleanno e le telefonate x gli eventi belli o brutti della vita. Una sola volta si sono rivisti. 64 anni di amicizia. Uno che la mattina di Natale prendeva la sua agenda A4 e chiamava tutti x gli auguri e mandava telegrammi o bigliettini ad ogni lutto.

Era un uomo buono, divertente, profumato, che aveva il dono e la voglia dell’accoglienza e quell’osteria resterà ancora così con la mia mamma. Un’osteria di altri tempi come d’altri tempi era il mio babbo. 

Oggi non c’è più e io come figlia sono già molto più sola, ma credo anche che il paese abbia perso un grande pezzo di storia e di vita. Mi auguro che i suoi amici tengano vivi i suoi racconti, la sua macchietta e la sua generosità…. in senso ampio, mai di soldi eh, di spirito 😅

Donatello. Io sarò comunque sempre la figlia di Donatello. Ciao babbetto mio. 

(DANIELA QUARESIMA il 29/10/2023)